
Partecipazione alla vita
Ivana Scalco ama il colore forte, scandito in forma espressionista...
con un disegno tracciato rapidamente, in prevalente bidimensionalità, e una figurazione decisa, di richiamo fame e matissiano, che tuttavia tende sempre più a volgersi al particolare astratto, al puro e semplice fraseggio cromatico di forte suggestione sensitiva. La tematica dell'artista si amplia, acquista campo e respiro, approfondisce i valori del gesto e del colore, ma le motivazioni di fondo del suo dipingere insistono sempre sulla necessità fisica e psichica di espressione di urgenze intime, di un rapporto con la realtà vissuto a nervi scoperti, con una reattività che mira a stabilire un immediato ponte di comunicazione emotiva ed intellettiva, in cui esperienza intima, storia personale e percezione della realtà, voci di dentro e voci di fuori si mischiano e si con-fondono, stuzzicando e svegliando i terminali sensitivi e nervosi (tanto dell'autrice quanto dell'osservatore), così da superare la non del tutto apparente ignavia etica di un mondo soggiogato dal consumismo, tutto preso dalla 'corsa' al denaro e all'apparire, senza essere e senza partecipare, con sempre più scadenti condivisioni. I suoi colori forti non sono naturalistici o contemplativi, e nascono, evidentemente, dagli umori interni, come interpretazione e manifestazione pressoché immediata, non costruita, del sentimento, fluire d'emozione nel colore che disegna, occupa spazi, crea campiture ora di emergenza ora di inghiottimento dello sguardo in misteriose profondità psichiche. Ivana Scalco è fortemente attratta dai volti, intesi come ritratti o, più sovente, come volti o maschere, senza particolari caratteri somatici ma con evidenti connotazioni e movimenti in funzione espressiva. Soprattutto in essi slarga gli occhi (quasi una memoria dei volti dell'arte babilonese) per caratterizzare una spiccata prensilità visiva e anche per congiungere spazio interno, psichico, onirico, e spazio esterno, ambiente, natura, realtà; o disegna gli occhi ugualmente grandi ma chiusi per dare intensità all'ascolto interiore, al pensiero, alla comunicazione come trasmissione empatica, contiguità e partecipazione di sensi. Un altro elemento che conferma questa attitudine pittorica di Ivana Scalco è la frequenza con cui ritorna al motivo della finestra come apertura, transito per lo sguardo e per il pensiero da e verso altri luoghi, che così entrano in una continuità senza più resistenze nella modulazione delle cromie accese. La sua istintività cromatica non ha tuttavia le contorsioni segniche e problematiche dell'espressionismo storico e di quello nordico, anche se molto si avvicina alle più recenti tensioni dei Nuovi Selvaggi, ma conserva, sotto sotto, un'esigenza di armonia e di misura del tutto mediterranee, calde e subito persuasive, che traducono senza mediazioni intellettualistiche il suo temperamento. Si tratta, proprio per questo, di armonie che non cancellano ogni dissonanza, né attenuano l'alzarsi del tono e del timbro in coincidenza di particolari moti d'animo e rispecchiando la complessità delle situazioni psicologiche, cioè la vibratilità dei moti interni. In questo Ivana Scalco ha raggiunto una notevole padronanza del mestiere ed ogni suo impulso appare guidato da sensibilità ed intuito. La scelta espressionista è maturata negli anni Ottanta, dopo una quindicina d'anni di attività caratterizzata soprattutto da una sorta di graffiti a cera e pastello di fervente religiosità. Il mutamento stilistico corrisponde, da una parte a una presa di consapevolezza della condizione esistenziale e della propria volontà di partecipazione, dall'altra parte si collega alle acquisizioni di un assiduo esercizio pittorico tutto concentrato sulla potenzialità e sulla schiettezza del colore. Ha raggiunto così una capacità espressiva perentoria, davvero libera e, insieme, fedele ed originale interprete della vita contemporanea. Dipinge con un'immediata e forte e emozione, restando comunque legata allo scorcio paesaggistico e ai volti, che rappresenta sempre esprimendo i suoi sentimenti esistenziali con veloci e decise pennellate, che attestano la sicurezza con cui sa interpretare le sensazioni che le attraversano il corpo. Non solo visione e traduzione della visione, dunque, ma compenetrazione sensitiva con e nella natura, con e nei volti, nelle positure dei busti e delle teste, che sottolineano momenti di intensa aspirazione comunicativa. Meritano di essere segnalati nel suo lavoro la palpitante vena di colorista che distende i pigmenti nello spazio con il senso di una vitale poesia e l'ormai pienamente raggiunta maturità strutturale del segno e nella composizione di realtà del tutto emotive, eventi dello sguardo interno e della fantasia piuttosto che della natura esterna. Così Ivana Scalco si libera compiutamente dei riferimenti formali e stilistici e si pone, con un notevole bagaglio di esperienza tecnica, emotiva, di comunicazione sola davanti se stessa, sola dentro se stessa, a fronte del grande lago psichico interiore, pronta a coglierne, con il segno ed il colore, i grandi moti come le minime marezzature dell'animo. La sua pittura non è atmosferica, non cerca le infinite variazioni delle densità umorali, ma afferma con sicurezza i caratteri e la forza dei sentimenti come decisa e precisa partecipazione alla vita.